Con questo articolo vi racconteremo chi ha creato, prodotto e reso famosi i primi semi di cannabis autofiorenti.

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Quando nel 2009 intervistai (per primo in Italia in una rivista ufficiale) Mr Joint Doctor, un ragazzo canadese umile e schivo, ne io ne lui potevamo immaginare come la sua "non scoperta dei semi autofiorenti", avesse potuto condizionare il mercato dei semi di cannabis da una parte, e rivoluzionato la coltivazione domestica dall’altra. Ma facciamo un po di amarcord.

Con tutta probabilità fu Proprio un negoziante italiano di Roma a scovare questo breeder canadese nel 2006, importando per primo (forse in Europa), ma sicuramente in Italia, poche centinaia di euro di semi di lowryder.

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A quell’epoca Joint Doctor non aveva nessuna pretesa di espansione, ne avrebbe mai avuto capacità di marketing, ne tanto meno la possibilità di produrre centinaia di migliaia di semi, come il mercato avrebbe preteso di lì a poco. Fino a quando Un intelligente imprenditore milanese in quegli anni, intuì quale "oro verde" sarebbero stati i semi autofiorenti, convincendo Joint Doctor e letteralmente blindarlo a lavorare con lui fondando la Joint Doctor Seed Bank.

Da quel giorno questa varietà è diventata certamente la più popolare dell’ultimo ventennio. Praticamente tutte le compagnie di semi autofiorenti di cannabis hanno copiato re-inventato e in certi casi migliorato la scoperta di Joint Doctor. Grazie alle sue caratteristiche di rapidità e bassa statura, decine di migliaia di growers, hanno potuto approcciare per la prima volta la coltivazione indoor.
In questi tempi dove tutto è compresso e molto rapido, questa scoperta fu qualcosa di davvero geniale ed innovativo.

Tuttavia le varietà Lowryder, inizialmente furono letteralmente snobbate dalla maggior parte dei breeder mondiali: perché ritenuta incapace di sviluppare appieno tutte le caratteristiche organolettiche e psicoattive e perché il suo carattere di autofiorenza è impossibile da replicare con madri e cloni.


Molti dovettero alla fine ricredersi, anche sovrastati dall’incredibile espansione che ebbe nel mercato. Tuttavia ci piace sempre ricordare che Mr Joint Doctor non ha scoperto nulla che non fosse già in natura da millenni, ma ha avuto l'intuizione e la genialità di puntare su ciò che tutti gli altri breeder scartavano.

Per il loro nome "le varietà automatiche" inizialmente, hanno suscitato e fatto diffondere parecchie leggende metropolitane: piante che si possono raccogliere in 1 mese! Piante che crescono dentro casa senza luce! oppure davanti alla finestra! piante che possono crescere in pieno inverno?
Invece si comportano quasi esattamente come le altre varietà, pretendendo gli stessi bisogni di luce aria acqua ecc., fatta eccezione per la non dipendenza dal fotoperiodo, dal quale la cannabis è strettamente legata per produrre i frutti.

Semi di cannabis Autofiorente intervista in esclusiva a Joint Doctor, genetista "scopritore" della lowryder

Sperando di fare chiarezza e raccontandovi uno dei miti della cannabis vi riproponiamo: la vecchia intervista a Joint Doctor ringraziando Dolce vita per la concessione.

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Ringrazio di cuore Joint Doctor:

    • Sei mai stato intervistato da qualcuno in Europa?
      Mi pare di si, una volta fui intervistato dal sito web Seedsman.
    • Si vocifera che tu sia una persona eccentrica e solitaria: che tipo è Joint Doctor?
      Beh…sicuramente avrete capito che Joint Doctor è un nome fittizio che descrive il mio "alter ego". Ho scelto di utilizzarlo perchè è normale che noi breeder dobbiamo essere un po’ accurati e scindere bene la vita privata da quella professionale. Non è esattamente come si racconta, che sono un tipo solitario o che non gradisco la compagnia; il fatto è che non mi interessa la notorietà e devo dire che questo tipo di atteggiamento mi ha anche permesso in qualche modo di preservarmi. Nella mia vita privata beh forse sì, sono un po’ eccentrico ma solare, mi piace stare con la mia famiglia e gli amici più intimi. Se non li avessi avuti non avrei mai potuto raggiungere questo ottimo esito.
    • Possiamo proclamare la Lowrider #2 come la genetica più venduta a livello europeo. Ti sei reso conto di aver creato qualcosa di realmente di veramente inedito e clamoroso?
      Ti ringrazio. A dir la verità non mi aspettavo che le mie genetiche riscuotessero così tanto successo. Nella mia routine quotidiana solo chi mi sta vicino è consapevole del mio lavoro. Se il web non fosse ancora esistito e se non avessi partecipato alle fiere, la mia scoperta non avrebbe avuto tanta risonanza ed è per questo che ancora quasi non ci credo. Sapevo per certo che la mia Lowrider fosse diversa da tante altre e possedesse delle caratteristiche d’innovazione. All’inizio coltivavo in casa, in armadio, non avrei mai pensato di poter far parte anch’io del progresso e di poter vendere così tanto la mia genetica anche se ci speravo fortemente.
    • Negli ultimi 30 anni della storia della cannabis, il carattere dell’autofioritura è stato pressoché snobbato da tutti i breeder; concentrarsi su di esso è stata una scelta furba quanto pericolosa. Quale colpo di genio ti ha fatto prendere questa strada?
      Le piante e i vegetali in genere hanno sempre suscitato in me molta curiosità. Sin da piccolo ho vissuto in campagna per cui ho avuto la possibilità di sperimentare le più disparate specie da raccolto alimentare. Poco più avanti iniziai ad approcciare la cannabis, ormai sono passati più di 25 anni. Mi cimentai con incroci mutanti di cannabis come la “Split-Yellow” e la “Australian Bastard Cannabis” che mi permisero di arricchire la mia collezione di genetiche uniche anche se la mia punta di diamante rimane la Lowryder. Ma il mio obiettivo era quello di riprodurre delle genetiche che mantenessero delle grandezze ridotte e penso che quello non era un problema solo mio ma di un po’ tutti soprattutto in Europa: ottimizzare al massimo la produzione in spazi limitati.
      Successivamente ricevetti alcuni semi di Mexican Rudy, una specie che probabilmente derivava da un incrocio con una Ruderalis. Pensai di combinarla con alcune delle mie madri più preziose fin quando non mi accorsi che alcune di esse stavano fiorendo troppo rapidamente quando ancora avrebbero dovuto essere in fase di crescita per quanto erano piccole. Da quel momento cominciai quindi a pensare seriamente alla Lowryder.
    • La tua scoperta ha arricchito maggiormente te oppure i tuoi distributori?
      Non si tratta di una competizione, non è mia abitudine condurre uno stile di vita sfarzoso né tantomeno mi interessa più di tanto diventare ricco. I distributori sono quelli che rischiano e lavorano di più, quindi sì sono anche quelli che si arricchiscono maggiormente, ma a ragion veduta. Io penso che non ne sarei capace.
    • Il nostro amico Shanti Baba non è il solo ad affermare, come ha anche raccontato precedentemente su DV, che le autofiorenti e le femminizzate stanno di fatto indebolendo la specie della cannabis e impoverendone il pool genetico. Cosa ne pensi a riguardo?
      Rispetto Shanti Baba, ma queste affermazioni sembrano un po’ buttate lì. Io credo totalmente il contrario in merito alle autofiorenti, la loro esistenza può solo apportare un maggior numero di varietà cannabiche. Invece di perdere le biodiversità delle specie abbiamo scelto una genetica un po’ misteriosa, la Ruderalis Siberiana, e l’abbiamo fatta ritornare alla luce. Tutto qui, non c’è bisogno di criticare. Forse questo accanimento è dovuto a delle convinzioni un po’ troppo ancestrali o forse al timore che i semi di cannabis autofiorenti possano in qualche modo ledere la presenza di quelle convenzionali, ma questo non si verificherà mai. Per quanto riguarda i semi femminizzati beh quelli si, forse potrebbero in minima parte essere una minaccia per la specie anche se tutt’oggi le regolari continuano ad essere facilmente rintracciabili. Certo è che i breeder dovrebbero stare comunque sempre attenti e mantenere le proprie razze regolari per preservare la specie.
    • Abbiamo evidenziato che le piante autofiorenti riscuotono un enorme successo tra i grower più inesperti. Si può dire che rappresentino il “ground 0” della coltivazione indoor. Ma varrà lo stesso discorso anche per i grower più esperti?
      Magari no, ma per me fa lo stesso. Molti si cimentano nella pratica della coltivazione soltanto per mantenere piena la propria provvista di erba quindi senza una particolare dedizione. E in effetti queste varietà si sono dimostrate perfettamente indicate per piccole coltivazioni. Chi ha già esperienza nel growing e ha anche provato con le regolari sicuramente tenderà a non voler neanche conoscere una nuova tipologia di pianta. Anche se c’è da dire che senza ombra di dubbio le autofiorenti possono incarnare la soluzione giusta o forse l’unica per chi non possiede tutte le condizioni ideali ad esempio chi vive al nord o chi invece ha la disponibilità di spazi oudoor che potrebbe approfittare di un raccolto molto più rapido e una produzione più continua.
    • Altri esperti grower, tra cui Mr Chimera, dichiarano invece la Lowrider non abbia effetti interessanti, nonostante nelle sue recenti edizioni abbia conquistato un gusto considerevole, definendo il suo high incompleto rispetto alle sue colleghe “regolari”.
      Non riesco a trovare alcun senso in queste affermazioni. Due elementi principali descrivono ogni varietà di cannabis: l’effetto e i cannabinoidi, i quali possono dimostrarsi più o meno potenti, anche se non esiste una regola universale che possa stabilire il range di questa potenza. Io so per certo che le varietà autofiorenti possono essere ottime. La loro caratteristica principale non preclude il fatto che possano essere incrociate con qualsivoglia varietà regolare.
    • Sei soddisfatto della stabilità della lowrider 2? Oppure è impossibile migliorarla vista la sua bizzarra caratteristica?
      Non sono sicuro a quale bizzarra caratteristica ti riferisci, suppongo l’autofioritura; non la trovo affatto bizzarra. La Lowrider #2 è già abbastanza differente dalla #1, dato che conservo un pool genetico piuttosto ampio. E’ sempre possibile aumentare la stabilita, ed è quel che cerchiamo di fare con ogni nuova generazione.
    • Come mantieni in vita la tua genetica, visto che non è possibile tenerla in stato vegetativo?
      Esattamente come sono state preservate molte specie per millenni, conservando i semi delle migliori piante dell’ultimo raccolto. Da un raccolto che può comprendere anche 1000 piante, solo 10 individui vengono scelti per la selezione. Periodicamente 2 generazioni differenti di questi semi da selezione possono essere cresciute insieme per garantire vigore. E’ così che le nostre varieta vengono lentamente, ma costantemente migliorate.
    • Quali sono i tuoi strain preferiti e quale hashish fumi?
      Amo fumare buon hashish d’importazione, anche se capita molto raramente. Per adesso è possibile trovare fumo abbastanza buono della zona. Per la mia fumata quotidiana invece preferisco buona erba cresciuta con concimi biologici. Per il resto approfitto di tutti i gusti possibili delle mie piante senza avere uno che preferisco. L’importante è che sia potente e gustosa.

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